LA BIBBIA INTERA È PAROLA DI DIO
Pubblicato in STORIA BIBLICA · 10 Settembre 2022
Dobbiamo affermare che la Bibbia intera e cioè tutti i libri canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento, è parola di Dio. Quando quindi parliamo dell'autorità delle scritture, intendiamo 'la proprietà per cui esse esigono fede ed obbedienza a tutte lo loro affermazioni'.

Perché dobbiamo batterci per l'intera Bibbia, per la totalità delle scritture e non semplicemente per alcune parti? Innanzi tutto, come ho già accennato, perché la Bibbia stessa non ammette distinzioni o divisioni di sorta. Essa si presenta a noi come un tutto. Poi, perché la rivelazione biblica è spesso intessuta con la storia e inseparabile da essa. Dio si è rivelato direttamente, ma si è anche rivelato per mezzo delle azioni degli uomini e in altri modi ancora. Anche la storia delle nazioni con cui venne a contatto Israele fa parte di questa rivelazione.
Come si procederà ad una distinzione fra ciò che è pertinente e ciò che invece può essere scartato? Infine, e ciò è ancora più importante, perché alcune dottrine bibliche che sono di vitale importanza per tutto il problema della salvezza dipendono da fatti storici.
Per illustrare quest'ultimo punto, prendiamo un passo biblico che solleva in modo acuto l'intero problema dei rapporti tra la scrittura e la scienza moderna: il capitolo quinto della Lettera ai Romani. Nei versetti da 12 a 21 Paolo espone la gloriosa dottrina della nostra unione con Cristo. Egli sviluppa il suo tema riferendosi alla nostra previa unione con Adamo.
"Come Adamo ... così in Cristo". È impossibile credere nella dottrina dell'espiazione e della redenzione in Cristo presente nel Nuovo Testamento, se non si accetta anche la dottrina della caduta e del peccato.
È facile affermare che si può credere in queste dottrine positive del Nuovo Testamento, ma che non si possono assolutamente accettare i primi capitoli della Genesi e la dottrina della caduta. Ma che risposta potremmo allora dare agli interrogativi fondamentali: "Perché l'uomo ha bisogno della salvezza?
Come poté cadere nella condizione in cui si trova? Si è allontanato da Dio o va lentamente avvicinandosi a lui? Gesù Cristo è venuto per liberarci dalle conseguenze della caduta, oppure per stimolarci nella nostra ascesa ed evoluzione? Qual è la natura dell'opera che Cristo compie per noi sulla croce? Qual è l'essenza dell'espiazione?".
Stando all'insegnamento biblico, non si può separare la dottrina dell'espiazione dalla dottrina della caduta e del peccato. Si presenta allora il problema della storia. O l'uomo fu creato perfetto, come ci afferma la Genesi, e decadde in seguito dal suo stato originario, oppure si sviluppò gradatamente dall'animale e non è mai stato perfetto.

O è vero l'uno o è vero l'altro. Il Nuovo Testamento non lascia alcun dubbio al riguardo. È quindi molto pericoloso introdurre delle separazioni, ed affermare che, rigettando i primi capitoli della Genesi, si rigetta solo ciò che le nostre coscienze 'scientifiche' ci impediscono di accertare. In realtà si respinge anche una parte essenziale della dottrina dell'espiazione.
La stessa tesi è sostenuta da Paolo nella prima lettera ai Corinzi, capitolo 15. Essa è il presupposto essenziale della dottrina della riconciliazione quale è contenuta nel Nuovo Testamento.
Il nostro ragionamento diventa ancora più efficace se si pensa che questo problema coinvolge l'insegnamento del Signore stesso. Gesù credeva nella dottrina biblica dell'origine dell'uomo. Egli credeva nella dottrina sacrificale dell'Antico Testamento e sapeva che i sacrifici stavano a simboleggiare quello che lui era venuto a compiere sulla terra. Egli afferma: "Non pensate che io sia venuto a distruggere la legge o i profeti.
Io non sono venuto a distruggere ma a compiere".
Come dunque si può ardire di rigettare i fatti storici dell'Antico Testamento? Chi ci autorizza ad asserire che egli era solo un figlio del suo tempo e come tale si conformava alle concezioni dei suoi contemporanei, accettando come realtà ciò che la scienza di oggi considera falso?
Come si può affermare ciò e pretendere ancora di credere nell'autorità del Signore? Agendo così, ci si trova immediatamente coinvolti in terribili contraddizioni.
Ma cerchiamo di spiegare meglio questo punto. Ai Farisei che interrogavano Gesù sulla questione del divorzio, Gesù rispose con la seguente domanda: "Non avete voi letto che il Creatore dal principio li creò maschio e femmina?" (Matteo 19:4).
Lo accettiamo?
In Giovanni 5:46 abbiamo un altro esempio simile. Appare chiaro, ogni volta che Gesù Cristo cita l'Antico Testamento. Ciò è stato dimostrato in diversi libri e in monografie recenti.
Vorrei citare un altro esempio che mi pare più che esauriente. In Luca 24:44 il Signore parla dei suoi discepoli dopo la resurrezione, e dice: "Queste son le cose che io vi dicevo quand'ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi". Egli si riferisce a tutto l'Antico Testamento. Ed egli Io accetta nella sua integrità.
Gesù afferma che tutto, in esso, parla di lui. Non possiamo perciò accettare alcuna distinzione artificiale fra le diverse parti della scrittura, senza urtare immediatamente contro l'autorità di Gesù Cristo stesso.
È molto pericoloso quindi basare le nostre affermazioni su teorie che non hanno alcuna sostanza.
Mi preme sottolinearlo ancora una volta, perché mi sembra molto importante per la nostra posizione attuale. Chi è al corrente di letteratura teologica avrà notato con grande interesse che durante gli ultimi dieci o quindici anni sia quasi scomparsa la frase: "risultati accertati". Essa era di gran moda alcuni anni fa: "Risultati accertati della critica", "Risultati
accertati della scienza moderna". Non ricordo più quando ho letto l'ultima volta queste due espressioni.
Esse sono sparite dalla letteratura corrente. Ciò non deve sorprenderci. Eravamo abituati a sentir parlare dogmaticamente e senza specificazioni di sorta di cose certe o definitivamente accertate. Ma queste negazioni della verità del racconto biblico hanno dovuto essere ritirate una dopo l'altra. Le recenti scoperte nel campo archeologico e le indagini moderne in altri settori hanno stabilito chiaramente la verità di alcuni fatti affermati dalla Bibbia e precedentemente negati dai critici.
Un solo esempio potrà bastare. Si era soliti affermare con sicurezza dogmatica che Beltsatsar non fosse mai esistito.
I critici non avevano dubbi al riguardo.
Ma adesso si ammette che il racconto biblico è vero.
Eppure questo è un dato storico e scientifico. Così con frequenza sempre crescente, siamo costretti a riconoscere che tante affermazioni categoriche dei critici si dimostrano semplicemente infondate e false.
Niente è più precario che prendere come criterio di verità per la Bibbia e le sue affermazione quanto è asserito dalla "scienza moderna" o dal "sapere moderno".